Wikileaks: L’arresto di Assange spiegato
È finito l’asilo politico concesso dall’Ecuador al fondatore di Wikileaks. Era dal 2012 che Julian Assange viveva nell’ambasciata Ecuadorena a Londra, ma da tempo i rapporti con i diplomatici si erano rotti. L’espulsione di Assange dall’ambasciata era stata anticipata nei giorni scorsi da Wikileaks. Secondo la piattaforma, la decisione era stata presa a causa della pubblicazione dei cosiddetti Ina Papers, ovvero una serie di documenti riservati secondo i quali il presidente dell’Ecuador Lenin Moreno sarebbe stato corrotto e avrebbe nascosto il denaro ottenuto in maniera illegittima in paradisi fiscali.
Come mai era rifugiato in ambasciata?
Era rifugiato in ambasciata a seguito di accuse di aggressione sessuale mosse contro di lui in Svezia. All’epoca secondo il Guardian Assange sosteneva che se fosse stato estradato in Svezia avrebbe potuto essere arrestato dagli Stati Uniti e accusato per la pubblicazione da parte di WikiLeaks di centinaia di migliaia di dispacci diplomatici statunitensi. Tali accuse avrebbero potuto costargli lunghi anni di carcere, se non peggio. Nonostante la Svezia abbia ritirato le accuse, il Regno Unito ha mantenuto il mandato d’arresto, con la motivazione che Assange non si era presentato in tribunale.
Come mai gli Stati Uniti lo vogliono arrestare?
Scotland Yard e il team legale di Assange hanno anche confermato che l’arresto è stato fatto per conto delle autorità Usa e in seguito a una richiesta di estradizione.
WikiLeaks avrebbe infatti pubblicato, grazie all’aiuto di alcuni hacker, documenti riservati relativi alla guerre in Afghanistan e in Iraq. La presa in custodia dell’hacker più famoso del mondo sarebbe infatti connessa con la soffiata fatta dall’ex militare americano Chelsea Manning nel 2010. Grazie ad Assange, Manning sarebbe riuscita a crackerare la password di un computer del governo USA e a pubblicare contenuti top secret.
Ma chi è Chelsea Manning e cos’ha pubblicato?
Era stata condannata a sua volta a 35 anni di prigione per aver consegnato migliaia di documenti riservati riguardanti la guerra in Afghanistan e in Iraq a Wikileaks nel 2010. Il presidente uscente Barack Obama aveva deciso di commutare la sua pena nel 2017 quindi, dopo 7 anni in carcere, le era stata concessa la grazia. Manning era stata un’analista dell’intelligence in Iraq, è una transgender e ora si ritrova di nuovo in carcere perché si è rifiutata nuovamente di testimoniare su Wikileaks perché sostiene di aver già detto tutto nel 2013.
La risposta globale
Diverse istituzioni dell’informazione mondiale, quale il rinomato giornale britannico The Guardian, hanno denunciato come questi arresti (Assange-Manning) per aver pubblicato materiali segreti potrebbero essere, anzi sono, una pericolosa minaccia per la libertà di stampa. E in effetti la libertà sembra proprio compromessa.
Julian Assange si trova ora in arresto a Londra in attesa di andare in tribunale il 2 Maggio per l’estradizione negli Stati Uniti.
Cogede
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Milano, 12/04/2019