Salvare Alitalia a nostre spese

Usare i soldi delle bollette degli italiani per salvare Alitalia. Questo è il piano del nostro governo, ma l’Autorità per l’Energia, Reti e Ambiente si oppone fermamente.

Un po' di storia

Alitalia venne fondata a Roma il 16 settembre 1946 e già negli anni 90 vide la prima crisi economica. Nel 2013 e nel 2014 si rese necessaria una ricapitalizzazione della società. Sempre nel 2014, Poste Italiane, con un contributo pari a 75 milioni di euro, salvò la compagnia.

Nel 2015, il 49% di Alitalia, viene acquisita da Etihad Airways, ma nel 2017 una nuova pesante crisi si abbatte e il Ministero dello Sviluppo Economico erogò un prestito da 900 milioni di euro.

Il salvataggio

Si parla spesso di piano di salvataggio di Alitalia, ma evidentemente Alitalia non è stata mai “completamente salvata” se rimane costantemente in crisi economica.

Ora si sta valutando di prelevare ben 650 milioni dalle nostre bollette, per garantire la continuità industriale della compagnia nostrana. Più precisamente questi soldi verrebbero presi da un fondo istituito per “evitare ripercussioni a famiglie e imprese”. Così presentata, la proposta potrebbe sembrare anche appetibile, ma l’esistenza di questo fondo è essa stessa una forma di protezione per le famiglie. Infatti il fondo è stato creato per proteggere i clienti dagli sbalzi economici del costo dell’energia, pertanto gli effetti di questo prelievo si ripercuoterebbero direttamente sulle tasche degli italiani.

Dulcis in fundo, il Decreto crescita prevede che il trasferimento di queste somme avvenga per tutto il periodo necessario per salvare Alitalia. Considerando il longevo stato di crisi della nostra compagnia, ciò comporterebbe un prelievo, protratto e continuo, dalle tasche di tutti i consumatori, compresi quelli che direttamente o indirettamente non si sono mai serviti dei servizi di Alitalia.

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Milano, 30/05/2019d