Precauzioni per Utenti E-commerce

Da un recente studio emerge come la maggior parte dei siti di E-commerce presenti una o più irregolarità, dalle false offerte alla mancata chiara esposizione dei costi supplementari.  Sorge quindi la necessità di regolamentazioni atte a punire i comportamenti illeciti del mondo dell’E-commerce.

I segnali da non sottovalutare

Il primo consiglio è non fidarsi mai di un sito di e-commerce che non ha chiaramente esposto in chiaro i recapiti di contatto in quanto scarse informazioni denotano l'esigenza, del sito di E-commerce, di non essere reperibili.  La mancanza dell'esposizione della partita Iva, di un numero telefonico di assistenza gratuito o la presenza di form di contatto non funzionanti, sono altri segnali da tenere in considerazione per mettere in dubbio l'effettiva serietà del sito Web.

Le recensioni false sono un altro luogo comune dei siti fraudolenti, ad esempio, nei peggiori siti viene proposta la riproduzione di commenti Facebook di falsi utenti, particolarmente ottimistici, direttamente sulla pagina del sito, con tanto di tasti per rispondere e commentare, che all'atto di interazione, non consentono realmente di rispondere e commentare.  In questo caso allontanarsi immediatamente dal sito.

Prezzi di vendita al di sotto dei prezzi di produzione, sono chiaramente delle truffe così come scostamenti di prezzo superiori del 30% a quelli offerti mediamente dal mercato devono accendere un campanello di allarme e non incentivare all'acquisto.

L’indagine UE: irregolarità nel 60% dei casi

L'assenza di adeguate sanzioni e controlli nel settore dell'e-commerce, o delle volte semplicemente l'impossibilità di punire siti web "ubicati" nell'altro capo del mondo, è testimoniata dal risultato di una recente indagine UE che ha riscontrato criticità e irregolarità nel 60 % dei casi.

560 Siti web analizzati, grazie al contributo delle varie autorità nazionali a tutela dei consumatori, raccolti in un unica indagine Sweeps UE. Nel 37% dei casi, il prezzo reclamizzato non corrisponde al prezzo finale effettivamente pagato, poiché non vengono correttamente esposti eventuali costi supplementari.

Quasi il 60% del campione soffre sul' Odr, Online dispute resolution, ovvero l'obbligo di indicare il link alle piattaforme online in cui il consumatore può dirimere le controversie con il venditore senza passare per il tribunale. 

Un ulteriore 10 % invece riporta carenze nell'esposizione dei dati di contatto aziendali (indirizzo o identità del venditore).

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Milano, 06/03/2019