L'economia circolare e il primato italiano

L'Italia con 103 punti è al top nel campo dell'economia circolare, ma l'incremento dell'indice è rallentato nell'ultimo anno.

Indice complessivo di circolarità 

L' indice complessivo di circolarità, ovvero il valore attribuito secondo il grado di uso efficiente delle risorse, utilizzo di materie prime seconde e innovazione nelle categorie produzione, consumo, gestione rifiuti, è l'indicatore pensato per il settore economico della riduzione degli sprechi.

Italia ai primi posti

Nel 2018, con 102 punti si è attestata tra gli stati più virtuosi nel campo dell'economia circolare ma nel 2019, l'Italia, guadagnando solo un punto (103), si sta facendo raggiungere dal Regno Unito (90 punti), seguito da Germania (88), Francia (87), Spagna (81).

L'economia circolare, nasce così dalla verità, che le risorse che il pianeta offre sono limitate e pertanto esse non devono andare sprecate; inoltre, l'avvento della crisi ha ristabilito il senso di cura e risparmio che ha portato a un uso delle risorse più consapevole, consentendo all'Italia di eccellere in questa classifica.

“L’Italia vanta sicuramente grandi risultati vista la rilevanza che l’economia circolare ha avuto e ha nel nostro Paese”, ha commentato Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile e del Circular Economy Network. “Dobbiamo però impegnarci a tenere alto il livello delle nostre performance. Servono un piano e una strategia nazionale, una regolazione sull’end of waste che permetta ai numerosi progetti industriali in attesa di autorizzazione di partire. Ma serve anche una visione politica e amministrativa che manovri le leve della fiscalità, degli incentivi all'innovazione in favore dell’economia circolare, che va pensata non come un comparto, ma come un vero e proprio cambiamento profondo di modello economico”.

L’economia circolare è dunque un sistema economico pianificato per riutilizzare i materiali in successivi cicli produttivi, riducendo al massimo gli sprechi. La fondazione per lo sviluppo sostenibile ha emesso un decalogo per raggiungere l'obbiettivo:

  1. Diffondere e arricchire la visione, le conoscenze, la ricerca e le buone pratiche dell’economia circolare: il risparmio e l’uso più efficiente delle materie prime e dell’energia; l’utilizzo di materiali e di energia rinnovabile; prodotti di più lunga durata, riparabili e riutilizzabili, più basati sugli utilizzi condivisi; una riduzione della produzione e dello smaltimento di rifiuti e lo sviluppo del loro riciclo.
  2. Implementare una Strategia nazionale e un Piano d’azione per l’economia circolare per affrontare carenze e ritardi, con un ampio processo di partecipazione che coinvolga tutti gli stakeholder interessati.
  3. Migliorare l’utilizzo degli strumenti economici per l’economia circolare attraverso la responsabilità estesa dei produttori per il ciclo di vita dei prodotti e quella condivisa dei diversi soggetti coinvolti nel consumo; valutare gli incentivi pubblici esistenti e riallocare quelli che producono effetti in contrasto con l’economia circolare. E serve un riequilibrio del prelievo fiscale.
  4. Promuovere la bioeconomia rigenerativa. Tutelando e valorizzando il capitale naturale e la fertilità dei suoli, l’Italia deve puntare di più sullo sviluppo di una bioeconomia rigenerativa che assicuri prioritariamente la sicurezza alimentare e l’agricoltura di qualità e che alimenti anche le filiere innovative, integrate nei territori, dei biomateriali, nonché la restituzione di sostanza organica ai suoli e la produzione di energie rinnovabili.
  5. Estendere l’economia circolare negli acquisti pubblici con l’utilizzo dei Green Public Procurement (GPP).
  6. Promuovere l’iniziativa delle città per l’economia circolare puntando sul rilancio della qualità delle città con programmi integrati di rigenerazione urbana, secondo il modello europeo delle green city.
  7. Realizzare un rapido ed efficace recepimento del nuovo pacchetto di direttive europee per i rifiuti e l’economia circolare, che deve puntare a migliorare la prevenzione, ad aumentare il riciclo superando tutti i nuovi target europei, a utilizzare il recupero energetico a supporto del riciclo e rendere residuale lo smaltimento in discarica. Ai consorzi, punti di forza del sistema italiano, pensati per le diverse tipologie di rifiuto, non si può applicare un unico modello.
  8. Attivare rapidamente le pratiche di End of Waste. Per sviluppare il riciclo dei rifiuti, urbani e speciali, è indispensabile disporre di una efficace e tempestiva regolazione della cessazione della qualifica di rifiuto dopo un adeguato trattamento. Rendendo molto più rapida la procedura per i decreti ministeriali e non ostacolando il riciclo che coinvolge oltre 7 mila impianti industriali in Italia.
  9. Assicurare le infrastrutture necessarie per l’economia circolare. La progettazione circolare dei prodotti, l’utilizzo di beni condivisi – come con la sharing mobility -, la vendita dei servizi forniti dai prodotti, il funzionamento dei mercati del riutilizzo e dell’usato in coordinamento con attività di verifica e di riparazione, lo sviluppo del riciclo e dei mercati delle materie prime seconde: sono tutte attività dell’economia circolare che richiedono adeguate dotazioni di infrastrutture. La diffusione e l’implementazione dell’innovazione e delle buone pratiche, in particolare per le piccole e medie imprese, va supportata con l’istituzione di un’Agenzia per l’uso efficiente delle risorse.
  10. Estendere l’economia circolare anche al commercio on line. I prezzi convenienti, la facilità dell’acquisto e la consegna a domicilio stanno alimentando una forte crescita del commercio on line anche di prodotti usa e getta, di breve durata, non riparabili, difficilmente riciclabili, distribuiti con imballaggi voluminosi. Questo tipo di commercio tende così ad alimentare un modello di economia lineare che aumenta gli sprechi di risorse.

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Milano, 12/03/2019